Con il decreto energia (D.L. 21 marzo 2022, n. 21) il governo rimette ai datori di lavoro privati la decisione di riconoscere 200 euro sotto forma di buoni benzina ai propri dipendenti, nel contesto delle prestazioni esentasse di welfare aziendale, previste dall’Articolo 51 del Testo unico imposte sui redditi – aumentando così il tetto dei fringe benefit (ovvero i compensi erogati sotto forma di beni o servizi) da 258,23 a 458,23 euro.
Come funzionano i buoni
I buoni benzina non concorrono alla formazione del reddito dipendente, quindi permetterebbero ai lavoratori di risparmiare il 9,19% di contributi previdenziali Inps e la tassazione Irpef sulla loro aliquota massima (23%-25%-35%-43%).
Tuttavia, in assenza di automatismi di erogazione edi un flusso di finanziamenti da parte dello Stato, saranno i datori di lavoro, a propria discrezione, a decidere se riconoscere o meno il beneficio e a doversi organizzare, tramite accordi con i sindacati o in autonomia, al fine di elargire i buoni ai dipendenti del settore privato (sono esclusi infatti i lavoratori pubblici e i professionisti con partita iva).